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giovedì 23 settembre 2010

Studio su una tribù nuragica 2° parte di 3

Studio ricerca di un popolo, tribù o confederazione nuragica che visse nei comuni di Ollolai, Ovodda, Nurallao
Di Mario Frau


Nelle officine di questo villaggio federale veniva poi completata la lavorazione di questo metallo fino ad ottenere il bronzo da cui si ricavavano gli oggetti vari e bronzetti sardi, che poi venivano commercializzati in loco e in tutto il bacino del Mare Mediterraneo. Per migliore conoscenza, rimando ai testi del barone M.Von Oppenhein.
L'origine della gente Halafiana e di Arpatsyach è sconosciuta come pure i motivi per i quali, molto prima dei Fenici, essi decisero di intraprendere le vie del mare. Nel loro peregrinare nel Mare Mediterraneo, dopo le isole già citate e tra alterne vicende, queste popolazioni dovettero presumibilmente giungere sino i Sardegna, come dimostrano le singolari somiglianze con la civiltà di questo popolo, ed in modo particolare con le analogie, anche di carattere geografico, presenti nei territori richiamati. Il commercio del rame e degli oggetti vari, derivati delle pelli e della carne, lo sfruttamento delle miniere di Corru e Boi, nel comune di Fonni, e di Raminosa nel comune di Gadoni, con annesse fonderie di minerali che si trovano nelle vicinanze delle rispettive miniere, fa supporre che questo popolo fosse coadiuvato dai shardana per quanto attiene ai trasporti marittimi, e in un secondo tempo anche dagli etruschi, con i quali fondarono insieme, tra le altre città, anche Tharros, da cui derivano anche i nomi dei fiumi Tirso e Taloro.
Da un punto di vista filologico, ritengo utile prendere in esame il toponimo relativo a Oddhine, località sita nel comune di Cuglieri. Le più antiche cartine geografiche della Sardegna, denominare questa località e il porto omonimo, riportano, tra gli altri, il nome di Portu Olla, in origine chiamato col nome del popolo o capotribù che ha guidato la spedizione fino ad occupare militarmente tutte le località oggetto di questa ricerca. Il fiume che in questa cartine viene chiamato Oglio, in origine fiume Holla, fa supporre che sia i coloni, sia i tecnici e i costruttori delle torri, dei villaggi e delle strade antiche, venissero sbarcati qui dalle navi shardana, o di loro proprietà. Per giungere nelle località appena descritte, queste popolazioni guadavano il fiume Tirso nei periodi in cui le precipitazioni erano più intense all'altezza del territorio di Illorai, ancora oggi chiamato in lingua sarda Iddhorai, cioè col nome oggetto della ricerca. Anche il nome del guado, dove si trovano le acque termali, sono tuttora denominate Oddhini, cioè con lo stesso nome della località di Cuglieri appena citata. Questo popolo, quindi, scoprì e sicuramente utilizzò queste acque per usi terapeutici, costruendovi le saune molto tempo prima dei romani. Stesso discorso vale per un'altra località termale, chiamata anch'essa Oddhini, in territorio di Orani, in prossimità della vecchia strada che da Ottana porta alla cantoniera di Iscras. Da Oddhini, la strada Sardanica, proseguiva attraverso il territorio dove oggi si trovano i comuni di Orani e Sarule, fino a collegarsi col villaggio di Oddhai, toponimo da cui deriva il nome di Ollolai. Il fiume Taloro, nel periodo delle grandi precipitazioni, e in genere durante l'inverno, veniva guadato tra Lodine e Fonni. La strada Sardanica attraversava poi Sorabile, nel comune di Fonni, e Pedras Fittas, nel comune di Ovodda, saliva poi lungo la riva sinistra del Rio Aratu, lambiva il villaggio nuragico di Sos Corros, attraversava passo Tascusi, i villaggi nuragici di Ruinas, nel comune di Desulo e Ligrusta nel comune di Aritzo. La strada scendeva poi lungo la riva destra del Flumendosa, in località Norcui deviava verso la miniera di Raminosa Gadoni e si collegava con Nuraxiadoni, comune di Villanovatulo, col villaggio nuragico di Nieddiu e con la tomba megalitica di Ayoddha nel comune di Nurallao. Durante la transumanza delle greggi, che avveniva regolarmente anche nel periodo nuragico, tra i pastori dei territori dove oggi si trovano i comuni di Ollolai, Ovodda, Tiana e Desulo con quelli di Nurallao e Nuragus, questo popolo scoprì la miniera di Raminosa, costruì la fonderia fa la fusione del rame e dei materiali vari della miniera a Serrailixi nel comune di Nuragus. In quel periodo, tutto questo vastissimo territorio prese il nome del popolo che lo occupò, cioè Ayoddha.
Nel periodo estivo e di bassa precipitazione, il fiume Taloro veniva guadato a Omoddhai, attuale Badu Omollai, toponimo identitario da cui deriva il nome di Ovodda e di altre località dello stesso territorio, tra le quali Loeri, Hiloleri, Holeri e Holaddo. Detto toponimo, il quale indicava anche il nome della vallata, oggi invasata unitamente al guado dalle acque del lago, impropriamente chiamato Cucchinadorza, in quanto sarebbe stato più giusto di nominarlo col nome antico che proviene dal periodo nuragico, cioè Lago Omoddhai. La strada nuragica che si collegava alla su menzionata vallata, e al lago, veniva dalla strada Cuglieri-Illorai attraverso Ottana e Olzai. Dopo Badu Omollai la strada Sardanica, oggi percorribile solo a piedi o con animali, dopo aver superato una località denominata S’Issalamala attraversava il territorio dove oggi si trova il comune di Ovodda, e da qui si collegava con diversi villaggi tra i quali: Sa Corrada, Magusu, Nieddiu, Barioleddu, Maguri, Lo pene, Holeri, Holaddo, Hosseli, Hinonele, Sos Corros, Istedorru, Orohole e altri.
L'altra strada nuragica molto importante era quella di Badu Ammollai (Ameddhai), toponimo di origine sumera, che si trova 3 km a monte del Badu Omollai, che collega il villaggio nuragico di Hoddai (Ollolai), e degli altri di quel territorio, con quelli su elencati nel comune di Ovodda. Dopo Badu Amellai, la strada è percorribile per un breve tratto in macchina, ma il resto soltanto a piedi o con animali. Dopo aver superato una località denominata Gomartile, toponimo anche questo di origine sumera, si collega con tutti gli altri villaggi su menzionati, e con tutte le altre strade nuragiche che collegano Ayoddha e la costa orientale della Sardegna, dopo aver attraversato il villaggio di Ruinas, nel comune di Desulo, e un altro villaggio molto importante, recentemente scoperto ad est del Gennargentu nel comune di Arzana, e denominato Orruinas. Le strade nuragiche del comune di Ovodda si collegavano poi con Torrei e Gdditorgiu, località del comune di Tiana e Ovodda, molto interessanti dal punto di vista archeologico, in quanto nel raggio di circa 7 km si possono contare una decina di villaggi molto antichi e diversi toponimi di origine sumera. Anche questo nome ricorda la presenza dei Tursha, Tirrenici, Tyrsenoi, in quanto come già detto in altra parte della ricerca, probabilmente si trattava di una componente dei shardana, la quale si occupava delle miniere, della progettazione delle strade, delle torri e dei villaggi.
Torrei ricorda la componente di tecnici di quel periodo, i quali adoravano la dea Tinia e in quel territorio, non a caso, si trova il comune di Tiana che ricorda il nome della dea adorata dagli etruschi. Tiana si trova anche in Mesopotamia. Per un certo periodo, molta gente era attratta dalla fertilità di queste terre, ma soprattutto dalla superiorità dei shardana i quali esercitavano anche un servizio di trasporto via mare, la qual cosa per quei tempi era veramente straordinaria ed encomiabile. Successivamente, quando entrò in crisi l'economia basata sui commerci di generi alimentari e dei minerali vari, con l'impoverimento progressivo anche della flotta navale shardana, la maggior parte degli abitanti della Sardegna ed in modo particolare nelle zone interne, emigrò in massa in Toscana. Gli etruschi erano diventati molto ricchi anche attraverso lo sfruttamento delle risorse minerarie della Sardegna e dell'isola d'Elba. In Etruria si ritiene siano arrivati anche i loro congiunti dalle terre d'origine e dalla Lidia, in quanto furono i primi, tra gli abitatori dell'Italia, ad avere una flotta navale.
Essi, nell'arco di pochi secoli, sommersero la popolazione indigena e la sottomisero con le loro armi più progredite e la loro tecnica più sviluppata. La loro civiltà era superiore a quella degli indigeni, come dimostrano i crani trovati nelle tombe, che mostrano opere di protesi dentarie abbastanza raffinate. Le città costruite nell'interno dai sardo-etruschi: Tarquinia, Arezzo, Perugia, Veyo, Populonia e altre, erano molto più moderne di villaggi e delle torri che pure avevano contribuito a costruire in Sardegna i loro avi. Queste città avevano i bastioni per difendersi, mentre i nuraghe avevano il corridoio, le strade, le fogne, la rete idrica e le saune, e adottavano un vero e proprio piano di fabbricazione. In un villaggio nuragico che si trova vicino a Corru e Boi denominato Gremanu, c'è un tentativo di costruzione della rete idrica; queste popolazioni, quindi, sfruttarono le acque termali e molto probabilmente costruirono anche le saune. Politicamente le città etrusche imitavano le città Stato dei shardana, ma non riuscirono mai ad unirsi come fece a Roma con le rivali Latine e Sabine. I piccoli stati etruschi invece di unirsi contro il comune nemico si lasciarono abbattere uno per uno. I romani, una volta che ebbero sopraffatto gli etruschi, dopo essere andati a scuola da loro e averne subito la superiorità in campo tecnico e organizzativo, non solo li distrussero ma cercarono di cancellare ogni traccia della loro civiltà, così come fecero in seguito con Cartagine e con le suddette popolazioni nuragiche. I romani mandavano alle scuole di Tarquinia i loro ragazzi per essere formati specialmente in medicina e ingegneria, ma poi li odiarono e fecero loro guerra. Ci rimisero eserciti su eserciti, ma poi i romani penetrarono nelle loro case e riservarono ai sardo-etruschi un trattamento particolarmente severo, quando, dopo aver subito da loro molte umiliazioni, si sentirono abbastanza forti da poterli sfidare. Raramente si è visto nella storia un popolo scomparire e un altro cancellarne le tracce con così ostinata ferocia. È questo un motivo importante per cui di tutta la civiltà etrusca è rimasto poco.

...domani la 3° e ultima parte.

1 commento:

  1. E io che stoltamente pensavo che il lago Omodeo prendesse nome dall'omonimo ingegnere. Che fesso a non pensarci: c'era un Omollai, Omoddai lì proprio lì e non me ne ero accuorto. Grazie Frau, aspetto il terzo episodio per rinfrancarmi.

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